ERNST FERDINAND SAUERBRUCH
Ann.Ital.Chir 1993;Vol. 64/1 – pag. 105-106
Ricordo di Mario Rossetti, Basilea
Su invito dell’amico Prof. Picardi , Direttore della Rivista, ricordo per i colleghi di oggi un eminente chirurgo della prima metà del nostro secolo, a cui sono legato sul piano clinico e umano tramite il suo allievo prediletto e mio Maestro Rudolf Nissen.
Sauerbruch visse un’epoca in cui i media non avevano accesso alle sale operatorie e le corse a sensazioni e facile popolarità erano condannate in modo veemente dall’etica medica. Malgrado questo egli fu vittima romanzata della politica nazista e postnazista, condannato dal suo prestigio a rimanere figura di prora alla Charité di Berlino ben oltre i limiti previsti e legali. In questa ultima fase la sua autorità indiscussa e indiscutibile, talora fuorviata da progrediente sclerosi cerebrali, fu collegata con errori tecnici e clinici, in parte dovute al sistema e amplificati poi da film e romanzi postumi. «A posteriori» la figura di un grande e di un pioniere fu in parte ombreggiata dopo la sua scomparsa in modo più pesante di quanto avrebbero potuto i media oggi onnipresenti, malgrado la ferma difesa da parte della sua Scuola con i direttori delle principali cattedre universitarie di lingua tedesca.
Nato in Vestfalia da famiglia piccolo-borghese senza tradizione medica, allievo ribelle fino all’università, sarà dal 1903 volontario, poi rapidamente assistente di ruolo, aiuto e libero docente alla Clinica universitaria di Breslau diretta da uno dei mostri sacri della chirurgia tra i due secoli, Johann von Miculicz. Sarà da qui che nel 1905, dopo accurata esperimentazione, verrà presentata al mondo la camera pneumatica a bassa pressione, che aprirà le porte alla chirurgia a torace aperto, fino allora gravata da mortalità inaccettabile per il collasso polmonare immediato. La scomoda procedura con il paziente e le mani del chirurgo nello spazio vetrato chiuso verrà sostituita dalla respirazione controllata per intubazione tracheale, che si avvale dello stesso principio fisiologico. Sauerbruch e la Sua scuola saranno nel mondo i paladini della chirurgia toracica, le cui acquisizioni cliniche, tecniche e funzionali dei primi decenni verranno standardizzate nell’opera monumentale «Die Chinirgie der Brustorgane » (1920-1930).
La tubercolosi, fino alla sistematizzazione della resezione ed ai tuberculostatici, poteva essere dominata accanto alla «poesia» delle cure climatiche e dietetiche, solo con la collasso terapia. Forlanini ne fu il primo grande maestro. Dobbiamo a Sauerbruch la toracoplastica paravertebrale con asportazione segmentarla costale, molto meno traumatica della procedura classica gravata da alta mortalità per schock emorragico e settico. Sarà Rudolf Nissen ad eseguire a Berlino con successo la prima pneumonectomia per polmone bronchiettasico nel 1931 su una giovane paziente di cui possediamo la documentazione clinica, chirurgica e umana. Nel 1933 sarà di E.A. Graham (St. Louis) la prima pneumonectomia per carcinoma su un paziente che sopravviverà per più di 20 anni. NegJi anni seguenti verranno realizzate le prime resezioni dell’esofago e del Cardias. Nissen pubblica nel 1937 l’esofago gastrostomia continente, con il moncone esofageo avvolto dalla parete gastrica, da cui nascerà nel 1955 la fundoplicatio.
Sauerbruch fu chirurgo generale, come allora era costume, nel più vasto senso del termine. La sua attività fu notevole anche negli ospedali militari nelle due guerre mondiali. La vissuta epidemia di traumi e la massa di giovani invalidi spingeranno l’ allora generale-medico a innovazioni tecniche ortopediche che faranno storia: — La mano di Sauerbruch ridarà all’amputato coraggio e capacità lavorativa, inserendo su una protesi i monconi muscolo-tendinei antagonisti capaci poi di movimenti volontari e diretti. — La disarticolazione dell’anca pone problemi protesici ancora oggi insolubili. La resezione e sostituzione de) femore con la gamba ruotata al ginocchio di 180°, con il calcagno quale ipomochlion articolare al bacino, darà sopravvivenza e qualità di vita a giovani con sarcomi. Ho vissuto io stesso con Nissen vantaggi e limiti di questa procedura alla Clinica basilese negli anni 50.
Nel quotidiano Sauerbruch fu un «condottiero» amato, temuto, scomodo, animatore sul piano scientifico e clinico. Incapaci o insufficienti nel carattere, nell’impegno e nella tecnica venivano dirottati su strade più congeniali, collaboratori capaci venivano portati fino al traguardo. Il Maestro nascondeva l’affetto dietro una disciplina ferrea, senza alcun compromesso con problemi o bisogni privati. La chirurgia era tutto e l’idea p. es. di un matrimonio durante la fase di formazione metteva in bilico la continuazione della carriera. Tutto ciò non era crudeltà mentale, ma dedizione ad una professione in cui la continuità nel seguire e sostenere il malato e la famiglia in tutte le fasi era elemento essenziale. Nissen ci ha tramandato in forma mitigata i principi di questa scuola, validi, voluti e applicati dalla leadership chirurgica in tutto il mondo (indipendentemente da Sauerbruch), con un pensiero qui particolare ai grandi Maestri della Scuola italiana. Sauerbruch non fu soltanto un pioniere e un genio nell’aprire nuove strade e nel creare nuove frontiere, come nel valorizzare e coordinare la sperimentazione scientifica e l’esperienza clinica e tecnica. I suoi metodi di condotta sono oggi relativizzati e raddolciti; concezione e professionalità rimangono però un esempio anche per i chirurgi di oggi e di domani.