RUDOLF NISSEN

Ann.Ital.Chir 1996;Vol. 68/2 – pag. 270-271
Ricordo di Rudolfo Nissen nel Centenario della nascita (9.9.1896 – 22.1.1981) di Mario Rossetti

Siamo nel 1931: alla clinica chirurgica della Charité di Berlino viene ricoverata in condizioni respiratorie drammatiche una ragazza undicenne dopo trauma cranico. Il primo capoclinica di Sauerbruch riesce con immediata mediastinotomia a collare e drenaggio pleurico a stabilizzare le funzioni vitali, l’estremo enfisema mediastinico (oggetto del suo lavoro di docenza) e il pneumotorace. La rottura del bronco principale sinistro cicatrizza con stenosi, bronchiectasie diffuse e fistola pleurica con drenaggio purulento continuato. Solo l’ablazione polmonare potrebbe salvare la giovane vita. La pneumonectomia, in tentativi precedenti sempre seguita da esito letale alla legatura dell’arteria polmonare, riesce qui dopo una prima prova con arresto cardiaco e massaggio manuale a torace aperto, nel secondo tentativo 12 giorni dopo. L’artefice di questa serie di procedure pionieristiche è Nissen. La paziente viene presentata guarita ed applaudita al congresso nazionale della società tedesca di chirurgia a Berlino nel 1932, in un contesto dove allora ogni manifestazione emozionale era impensabile. E un passo storico e uno dei tanti in una carriera eccezionale. Nel 1933 Nissen, non ariano per la nonna materna ebrea, lascia la clinica più prestigiosa del momento, il suo amico e maestro, proposte allettanti di ordinariato e primariato, non per viltà ma non disposto a compromesso alcuno con il regime hitleriano, che in breve tempo dominerà ogni attività anche nell’ambito universitario. Un lungo esilio sarà un alternarsi di alti e bassi, di odissee e trionfi, prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Amato maestro alla clinica universitaria di Istanbul dal 1933 al 1939, bloccato negli USA allo scoppio della guerra, clinico, operatore e docente famoso a Boston e New York, egli accetterà e coronerà la carriera con l’ordinariato di Basilea dal 1952 al 1967, rifiutando altre offerte di cattedre prestigiose in Europa.
La citata prima pneumonectomia è una delle numerose innovazioni pionieristiche che hanno condizionato storia e sviluppo chirurgici nel nostro secolo; opere tutte sofferte da un senso etico eccezionale, senza alcuna smania avventurosa in cerca di gloria o di protagonismo. Il detto «Frontiere men in surgery are pioneers, cowboys and desperados» non si addice alla sua persona. Cito dalle sue memorie: «I pochi che spostano le nostre frontiere in territorio sconosciuto vivono nel dubbio e nella modestia tra sofferenze e sconfitte ben più che successi. Ad ogni incrocio che vorrebbe condurre nel futuro vi sono mille guardiani del passato che ostacolano il passaggio, sovente con ragione, in una zona sconosciuta».

Con questo spirito Nissen ha contribuito ripetutamente al reale progresso chirurgico. Riassumo quanto maggiormente disegna il suo senso biologico e tecnico:
Nel 1932, ancora a Berlino, egli pubblica la sua tecnica di resezione gastrica con chiusura atipica del duodenum difficile nell’ulcera duodenale distale e profonda. La chiusura del moncone duodenale alla Nissen sarà riferimento nei decenni in cui la resezione era la terapia di scelta dell’ulcera chirurgica.

Nel 1937 egli descrive da Istanbul la resezione transpleurica del cardias con anastomosi esofagogastrìca. continente.Il moncone gastrico avvolge l’esofago, protegge la sutura allora fragile e pericolosa, impedisce però anche il riflusso. Da questa idea nascerà la fundoplìcatio, eseguita per la prima volta a Basilea nel 1955, dove ho avuto l’onore di assistere il mio maestro.
Nel 1946 Nissen è confrontato a New York con l’indicazione operatoria assoluta per un’ernia paraesofagea con volvolo gastrico anemizzante in un collega e amico di 66 anni, il famoso radiologo Bucky, che rifiuta da conoscitore del trauma e del rischio l’intervento toracico allora «abituale». L’intuito geniale del chirurgo riporta lo stomaco in sede addominale dopo piccola laparotomia (quanto lontani ancora dalle procedure mini invasive!) e lo fissa alla parete addominale anteriore: è la prima gastro pessia. Il paziente sarà ancora attivo per anni, riconoscente per la prova di amicizia chirurgica e morirà a 83 anni del 1963.

Lo pneumotorace extrapleurico, la legatura isolata del bronco per isolare dal circuito aereo e infettivo la o le caverne tubercolari (procedure rapidamente declassate dall’avvento della resezione sistematizzata, poi dei tuberculostatk: la gastrectomia con preservazione dell’antro reinserito in circuito nel carcinoma gastrico prossimale (1954), la sostituzione dell’uretere con trasposta ansa intestinale, sono altre tra le molte intuizioni e realizzazioni tecniche e funzionali che hanno marcato fasi della nostra storia.

Nissen ha vissuto un esilio transcontinentale dopo una carriera con Sauerbruch prima a Monaco poi a Berlino, cllniche allora di punta fino al nazismo ed all’isolamento culturale e politico in una Europa che sarà distrutta non solo dalle bombe nella seconda guerra mondiale. A Istanbul egli porterà la sua esperienza, insegnando in tedesco col traduttore a fianco, apprezzato poi per tutta la vita dal più alto politico al più semplice uomo della strada.

In America sarà il chirurgo ricercato e famoso, in contatto, medico e non mondano, con personalità di tutto lo spettro che ottengono il suo aiuto in fasi cruciali. Incontri, contatti e amicizie durature ben oltre la chirurgia sono parte affascinante delle sue memorie e sottolineano nella loro discrezione il formato professionale ed umano. Dopo lunghe esitazioni Nissen accetta nel 1952 la cattedra di Basilea e riprende dalla Svizzera i contatti con la patria, gli amici, gli allievi di un tempo. La tradizione di una scuola di punta come era la chirurgia germanica fino agli anni trenta e l’integrazione con lo sviluppo clinico, biologico e tecnico soprattutto negli USA durante e dopo la guerra si fondono nella persona, nel chirurgo e nel maestro e irradiano da noi e in un’Europa che lentamente si solleva dalla macerie materiali e morali. Nella scuola chirurgica egli porta una sintesi ragionata tra la lezione magistrale, fino qui formula obbligata e sovente unica nel nostro continente e l’insegnamento per piccolo gruppo al letto del malato di estrazione americana. Lo studente vive così e non solo a distanza, il contatto anamnestico clinico manuale ed umano. La lezione magistrale deve però rimanere per dare al Maestro la possibilità di trasmettere non solo il sapere ma la propria filosofia chirurgica. La nuova formula sarà dapprima una rivoluzione ma diventerà l’odierna realtà. Chirurgo «universale», non generale nel senso restrittivo di oggi, Nissen vuole, impone, dopo lotte talvolta estenuanti in politica e società professionali, il passaggio graduale e sensato alle specialità oggi ovvie e affermate, permette di colmare il ritardo drammatico dell’anestesiologia tra l’Europa continentale e il mondo anglosassone, anche se talora dovrà dire con Cushing «È più facile spostare un cimitero che modificare gli statuti di una facoltà». Sarà anche merito suo l’aver introdotto tramite la sua personalità e autorità accettata, in tutte le forme e a tutti i livelli il colloquio e l’indicazione terapeutica interdisciplinare fino allora e non solo da noi per malcostume, prestigio, individualismo, rivalità spesso bloccate; questo soprattutto tra specialità internistiche-intellettuali (!) e operatorie e non a vantaggio dei pazienti. Da Basilea Nissen rimarrà in contatto internazionale ed intercontinentale per tutta la vita; con l’Italia ricordo la particolare amicizia con frequenti visite anche qui da noi di Pietro Valdoni e Achille Mario Dogliotti e avevo il privilegio di sedere, intimidito ma grazie alla mia lingua materna, vicino a personaggi mitici allora come oggi, ai limes nordici dell’impero romano. Emerito nel 1967, Nissen cessa per principio ogni attività operatoria, continua invece l’attività scientifica e pubblicistica fino alla morte nel 1981 e sarà per me, e lo rimane, un padre. Il mondo ufficiale, sociale ed accademico lo coprirà di onorificenze, medaglie, lauree ad honorem. Oltre le pubblicazioni cliniche e chirurgiche saranno documenti di etica e filosofia professionale e le sue memorie (vedi tra le citazioni storiche in calce a queste righe) a darci oggi e domani la dimensione dell’uomo. Rudolf Nissen chirurgo e scrittore è stato sovente ricordato come Winston Churchill statista e scrittore, con la formula alla consegna di riconoscimenti di particolare prestigio: «raramente una persona oggi premiata ha tanto onorato questo premio».